Il martin pescatore, l’ofride fior d’ape e la tartaruga marina europea fanno parte della lista rossa delle specie minacciate. Beneficiano del miglioramento dell’habitat, anche nelle aree urbane.
L’intervista al nostro esperto sulla Giornata della biodiversità
L’estinzione delle specie è al centro dell’attenzione pubblica, non solo a causa dell’iniziativa sulla biodiversità. A livello cantonale e comunale si discute di vietare i giardini di ghiaia e di creare suoli vivi, permeabili e spazi verdi, come richiesto dal concetto di «città spugna». Anche le aziende sono sempre più alla ricerca di modi per creare un ambiente biologicamente diversificato e resiliente.
In occasione della Giornata della biodiversità, abbiamo chiesto al responsabile Ambiente della succursale di Zurigo quale sia lo stato della natura svizzera e cosa si possa fare per proteggerla e sostenerla.
Michael Grämiger, specialista CSD per la biodiversità
Michael, la Giornata mondiale della biodiversità ricorda che «la protezione delle specie, degli habitat e della diversità genetica richiede un impegno ben maggiore a livello mondiale». Anche in Svizzera?
Sì, anche in Svizzera, naturalmente. Oltre un terzo delle specie vegetali, fungine e animali in Svizzera è attualmente inserito nelle «liste rosse». A questo contribuiscono molti fattori, come il deterioramento della qualità degli habitat per vari motivi, la separazione e la perdita di habitat a causa di insediamenti e opere infrastrutturali, i cambiamenti nell’agricoltura (intensivazione, superfici agricole contigue più ampie, mancanza di strutture di collegamento, ecc.) o anche la diffusione di specie invasive. Quasi nessun altro Paese industrializzato ha una percentuale così alta di specie a rischio.
È importante rendersi conto che la popolazione svizzera è raddoppiata da circa 4,5 a oltre 8,5 milioni negli ultimi 70 anni. Quasi nessun altro Paese europeo ha conosciuto uno sviluppo simile. Allo stesso tempo, però, sono cambiate anche le condizioni di vita. L’aumento della popolazione è concentrato solo in una piccola parte della Svizzera, la fascia centrale. Nelle regioni montane, invece, molti comuni sono alle prese con l’emigrazione. In molti luoghi, la gestione dei pascoli alpini – un habitat prezioso per molte specie – non è più conveniente e allo stesso tempo la pressione sul paesaggio montano è aumentata a causa dell’uso ricreativo e del turismo. Ciò dimostra che le cause della perdita di specie sono molto diverse e rappresentano una sfida importante.
Che significato assume la biodiversità per noi?
È il prerequisito per la vita umana. Senza ecosistemi funzionanti, non c’è aria pura, né acqua pura, né cibo. Contribuiscono al nostro benessere a molti livelli: in termini molto concreti, il verde può ridurre la temperatura nelle città fino a 14°, il canto degli uccelli, gli spazi verdi o anche solo trascorrere del tempo in un bosco verde hanno un effetto positivo sulla nostra psiche, e anche il valore economico dei servizi ecosistemici è immenso. Sebbene i costi di mantenimento e valorizzazione degli ecosistemi possano essere elevati, sono trascurabili rispetto ai benefici che ne traiamo.

Che utilità hanno i progetti comunali per i contesti ecologici sovraregionali, ad esempio?
La questione si pone spesso anche in un contesto più ampio, ad esempio quando si tratta di misure per combattere i cambiamenti climatici: che senso può avere se la piccola Svizzera agisce, mentre il resto del mondo o grandi Paesi come la Cina continuano bellamente a fare come prima? Perché la nostra piccola comunità dovrebbe fare qualcosa per la biodiversità se i nostri vicini non fanno nulla? Credo che ogni passo nella giusta direzione, per quanto piccolo, debba essere fatto. Anche i piccoli progetti comunali hanno diversi vantaggi. Innanzitutto, e questa dovrebbe anche essere la motivazione principale, per la popolazione locale. Tra questi, una migliore qualità della vita e delle abitazioni, habitat più adattabili e spazi vitali per gli organismi benefici, solo per citarne alcuni. Ogni m2 conta!
Ma i progetti comunali offrono vantaggi che vanno anche oltre la regione. Possono avere un effetto di segnalazione per i comuni e i distretti circostanti. Si possono creare dei trampolini di lancio per le specie, in modo che il collegamento in rete con gli habitat adatti sia possibile anche a livello sovraregionale. Uno dei problemi principali, in particolare sull’Altopiano centrale, è la frammentazione degli habitat per tutte le specie. Anche senza far parte di un progetto di connettività globale, i progetti comunali più piccoli contribuiscono sempre in una certa misura a collegare meglio gli habitat ancora disponibili.
Cosa si può fare per sostenere la biodiversità?
Le possibilità sono molte e variegate: dalle strisce fiorite, ai nidi artificiali e alle strutture di legno morto, fino alla deimpermeabilizzazione delle superfici impermeabilizzate da edifici o all’inverdimento degli edifici. Non tutti gli spazi o le proprietà hanno lo stesso potenziale. Se si vuole adottare un approccio sistematico, è necessario innanzitutto valutare la situazione attuale. Le misure possono poi essere pianificate, spesso con la partecipazione di più parti, e occorre innanzitutto elaborare un concetto per chiarire gli obiettivi di sviluppo di base. Seguono l’attuazione professionale e il monitoraggio dei risultati. Con un supporto competente, questi processi si svolgono senza problemi. L’esperienza di vari progetti dimostra che è molto facile fare qualcosa per l’ambiente di propria iniziativa e contribuire a un futuro sano e vivibile. E non solo per il futuro: la riqualificazione degli spazi urbani attraverso ecosistemi intatti ha spesso un effetto positivo immediato sulla qualità della vita, per tutti noi!